"Il biglietto vincente" - читать интересную книгу автора (Baldacci David)16— Tutto andrà benissimo, LuAnn. Roger Davis, il presentatore che aveva condotto l’estrazione della lotteria, le diede un paio di rassicuranti colpetti sulla mano. — È più che naturale che lei si senta nervosa. Ma la prego, non si preoccupi. Ci sarò io accanto a lei. LuAnn Tyler annuì lentamente. Anche visto a distanza così ravvicinata, Roger Davis continuava a essere giovane, alto e bello come una star di Hollywood, ma molto più cordiale, molto più galante. — Renderemo la cosa quanto più rapida e indolore possibile. Ha la mia parola. Erano in un confortevole salotto nel palazzo della Commissione Lotterie, non lontano dal vasto auditorium già nuovamente pieno di gente: stampa curiosa, troupe televisive e un’animata folla che reclamava l’arrivo dell’ultimo vincitore della lotteria. LuAnn indossava un abito azzurro al ginocchio, scarpe in tinta con il tacco alto. Grazie alla sala trucco della commissione, la sua acconciatura e il suo make-up erano impeccabili. La ferita al mento si era rimarginata abbastanza da permettere a LuAnn di lasciare perdere il cerotto e di optare per la cosmesi. — Bellissima — continuò Davis. — Non riesco a ricordare nessuna vincitrice altrettanto splendida. — Le sedette accanto, il suo ginocchio che sfiorava quello di lei. — Dico sul serio. LuAnn gli rivolse un fugace sorriso, ristabilendo con discrezione le distanze, e si concentrò su Lisa. — Non voglio che la mia bambina venga là fuori, con tutta quella gente e tutte quelle luci… Finisce che me la spaventano a morte. — Nessun problema. Può rimanere qui. E naturalmente, con lei ci sarà sempre qualcuno. Come può immaginare, la sicurezza è per noi una questione fondamentale. — Davis indugiò sulle curve di lei, accentuate dal vestito azzurro. — Ma diremo lo stesso che ha una figlia. Proprio per questo la sua storia personale è così fantastica. Una giovane mamma, la sua bambina… e tutta questa incredibile ricchezza! Dev’essere tremendamente felice… — La mano di Davis scese sul ginocchio di LuAnn e ci rimase per qualche secondo di troppo. LuAnn si chiese di nuovo se anche lui facesse parte della colossale frode organizzata da Jackson. Era proprio il tipo che per un manciata di soldi avrebbe fatto qualsiasi cosa. E Jackson l’avrebbe pagato molto bene per una cosa così grossa. — Quanto manca? — chiese LuAnn. — Una decina di minuti. — Davis le elargì un sorriso da manuale. — Oh, una cosa, LuAnn… Lei non è stata molto — Non sono sposata — rispose lei prontamente. — Ah, ecco. E… il padre della bambina sarà presente? Lo domando solo per motivi strettamente organizzativi. LuAnn lo guardò dritto negli occhi. — No, non ci sarà. Davis sorrise, come rinfrancato, e le si fece un po’ più vicino. Poco dopo, con un movimento apparentemente casuale, appoggiò un braccio sul bordo dello schienale della poltroncina su cui sedeva LuAnn e disse: — Non ho idea di quali siano i suoi progetti, LuAnn, ma in caso le servisse qualcuno che le faccia da guida in città, be’, io sono a sua completa disposizione. Ventiquattr’ore su ventiquattro. Immagino che dopo tutto il tempo che ha passato in provincia, ritrovarsi in un posto come New York… — Davis fece un ampio gesto teatrale — dev’essere un’esperienza quanto meno sorprendente. Io conosco questa città come le mie tasche. I migliori ristoranti, i migliori teatri, i migliori atelier. Mi prometta che ci farà un pensierino. Ormai erano pressoché a contatto diretto, lui se la mangiava con gli occhi mentre le sue dita continuavano ad avanzare verso la spalla di lei. — Mi dispiace, signor Davis. Mi sa che si è fatto un’idea sbagliata. Il papà di Lisa non viene alla conferenza stampa, però viene dopo. Gli dovevano dare la licenza. — Che licenza? — È in Marina. Fa parte di un reparto speciale di volontari. — LuAnn scosse il capo come per allontanare dei ricordi spiacevoli. — Lei non ha idea di quello che mi ha raccontato dei marines. Da far venire la pelle d’oca. Ma se c’è uno che sa badare a se stesso, questo è proprio il mio Frank. Pensi che una volta in un bar ha spaccato la faccia a sei buzzurri, dico — Buon Dio… — mormorò Davis con un tremito nel labbro inferiore, scostandosi sensibilmente da lei. — Ma alla conferenza stampa non racconti niente di quello che le ho detto adesso, signor Davis. Perché quello che fa Frank è tutto top-secret. — LuAnn studiò le grinze di terrore che distorcevano la faccia d’angelo di Davis. — Non una sola parola, LuAnn! — la rassicurò Roger Davis schizzando in piedi e passandosi una mano tremante tra i capelli pieni di gel. — Anzi, adesso è meglio che io verifichi come stiamo andando con il programma. Appena Davis se ne fu andato, LuAnn prese Lisa e se la mise in grembo: — Tu non avrai bisogno di fare queste stupidate, tesoro. E presto neanche la mamma dovrà più farle. Ninnò la sua bambina, tenendo lo sguardo fisso all’orologio sulla parete di fronte. Charlie fu costretto ad aprirsi la strada tra la gente che riempiva l’auditorium a forza di spintoni e di gomitate. Riuscì a raggiungere una posizione dalla quale poteva avere una buona visione del palco e rimase in attesa. Gli sarebbe piaciuto essere lassù con lei, giusto per esserle vicino, per darle appoggio. Nemmeno a parlarne. Charlie trasse un profondo respiro, e le sue larghe spalle da pugile si afflosciarono come una vela in bonaccia. Per la maggior parte della sua vita non era stato altro che un nomade. Una migrazione senza fine da un posto all’altro, senza nessuna strategia globale, senza nessun obiettivo preciso. I bambini gli piacevano, però non si era mai sentito pronto per averne. Aveva fatto soldi, questo sì. Anche tanti. E questo gli aveva consentito un certo lusso e un certo benessere. Ma la felicità LuAnn Tyler era giovane e bella, e adesso estremamente ricca. Nel tempo quella ricchezza avrebbe generato cultura, gusto e raffinatezza. LuAnn Tyler sarebbe divenuta preda di dozzine fra gli uomini più desiderabili del mondo. Dopo Lisa avrebbe di sicuro voluto altri figli, finendo con lo sposare uno di quegli uomini. Qualcuno che si sarebbe assunto tutte le responsabilità di fare da padre anche a Lisa, giustamente. Sarebbe stato l’uomo nella vita di LuAnn Tyler. E che fine avrebbe fatto Charlie? A un certo momento se ne sarebbe dovuto andare, sparire. Era inevitabile. Lui non faceva parte della famiglia. E quando quel momento fosse arrivato, sarebbe stato molto più doloroso di quando incassava cazzotti dai giovani stalloni del ring. Sebbene fosse stato sposato con sua moglie per dieci anni, dopo solo due giorni sentiva verso LuAnn e Lisa un legame molto più forte. E dopo tre, quattro anni insieme, come sarebbe diventato quel legame? Sarebbe riuscito a lasciare LuAnn e Lisa senza ritrovarsi con le ossa rotte e con il sistema nervoso a pezzi? Sarebbe stato veramente in grado di tornare a essere un nomade? Charlie s’infilò a forza tra due operatori televisivi della CNN, scuotendo la testa tra sé. Era un duro, lui. Certo, come no. Soltanto quarantott’ore prima aveva incontrato questa ragazza-madre, una povera sempliciotta uscita da una sperduta contea del Sud, con una figlia illegittima, e già si ritrovava invischiato in un dilemma la cui soluzione poteva rivoltargli l’intera esistenza come un guanto. Ma perché diavolo farsi tanti problemi? Possono scoppiarti le coronarie fra sei mesi. Andare, non andare… Che cazzo di differenza fa? Ma l’altra metà di sé, quella che aveva i dubbi, riusciva a spuntarla. Com’era possibile rimanere a fianco di LuAnn e di Lisa, vivere con loro, essere felice con loro… con la consapevolezza che tutto poteva svanire in un batter d’occhi? — Merda — biascicò Charlie a denti stretti. Ecco, invidia. Inutile girarci intorno: era pura e semplice invidia il motore di tutti i suoi dubbi. Se solo avesse avuto ancora vent’anni… Ma non li aveva più. Ed ecco l’invidia per l’uomo che alla fine sarebbe stato al fianco di LuAnn Tyler, l’uomo che avrebbe conquistato il suo cuore. Un amore in grado di resistere al tempo, ne era certo, perlomeno da parte di lei. E se lui l’avesse tradita, sarebbe stato il suo ultimo errore. Quella ragazzina era una vera tigre, anche se con un cuore d’oro. Forse era proprio questo a renderla così irresistibile. Quando Charlie tornò a guardare verso il palco, il flusso dei suoi pensieri si interruppe di colpo. Intorno a lui, la folla si era tesa, simile a un fascio di fibre muscolari che s’irrigidiscono a formare un blocco compatto. Le telecamere si erano spostate sul palcoscenico, sull’alta figura vestita d’azzurro che avanzava nella luce dei riflettori. LuAnn Tyler, calma e regale, andò a fermarsi di fronte a loro, a tutti loro. Charlie scosse il capo. — Dannazione! — mormorò a denti stretti. Quell’apparizione rendeva la sua decisione ancora più difficile. — Roy Waymer, sceriffo di Rikersville, sputò l’intera boccata di birra che stava mandando giù. Sua moglie era rimasta come paralizzata, con lo sguardo incollato al video. — Ma pensa te, Roy. Tu la stai cercando per mare e per terra, ed eccola lì proprio a New York City. Quel diavolo di ragazza… E ha appena vinto tutti quei soldi! Doris scosse il capo, piena di livore. In quel preciso momento, i frammenti di ventiquattro biglietti della Lotteria Nazionale si trovavano nel bidone dei rifiuti dietro casa. Lo sceriffo Waymer sradicò la sua considerevole mole dalla poltrona reclinabile e caracollò verso il telefono. — Avevo chiamato tutte le stazioni ferroviarie qui intorno. Avevo telefonato perfino all’aeroporto di Atlanta — protestò. — Niente di niente. Non avevo emesso un ordine di ricerca su LuAnn perché mai avrei pensato che fosse capace di scappare fuori dalla contea, men che meno dallo Stato della Georgia. Non ha neanche la macchina. E poi si tira dietro la poppante e tutto il resto. Pensavo che sarebbe finita a casa di qualche sua amica. Come potevo immaginare che LuAnn Tyler stava andando a New York? — Be’, di sicuro t’è scappata, o no? — Doris indicò LuAnn sullo schermo. — E di sicuro non ce ne sono mica tante di ragazze come lei. — Cosa vorresti dire? — Roy era scocciato. — Non siamo mica l’Fbi, da queste parti. Con Freddie che s’è beccato il colpo della strega, mi restano solo due poliziotti per coprire tutta la contea. E la polizia di Stato ne ha fin sopra i capelli. — Tirò su il ricevitore. — Non mi avrebbero dato nessuno nemmeno se li pregavo in ginocchio. — Ma tu cosa pensi? — domandò Doris guardandolo con una certa ansia. — Che LuAnn ha fatto fuori davvero Duane e quell’altro? — LuAnn può spaccare la faccia a quasi tutti gli uomini che conosco — rispose Waymer scuotendo il capo mentre si portava il ricevitore all’orecchio. — Di certo ha spaccato la faccia a Duane. Ma quell’altro era un bel bestione, almeno centocinquanta chili. — Compose il numero. — Però poteva prenderlo da dietro e pestargli il telefono sul cranio. Comunque sappiamo per certo che ha fatto a cazzotti. Più d’uno l’ha vista con un cerotto sul mento. — C’è dietro la droga — affermò Doris. — Poco ma sicuro. Ma ci pensi, quella povera bambina nella roulotte con tutta quella droga in giro… — Lo so, lo so… — Mi sa che dietro tutta la faccenda c’è LuAnn. Sappiamo che è una svelta di cervello, giusto? E poi abbiamo sempre saputo che non era fatta per stare quaggiù a Rikersville. Voleva andare via ma non aveva i soldi per andare da nessuna parte. Soldi della droga, ecco il suo sistema. Ricordati quello che ti dico, Roy. — Solo che adesso i soldi della droga non le servono più — disse Waymer accennando alla televisione. — O no? — E allora faresti meglio a darti una mossa, prima che quella furbina ti scappa via. — Adesso sento la polizia di New York. La beccheranno loro. — E tu pensi che lo faranno? — Doris, sto parlando di qualcuno che è un possibile sospetto in un’indagine per duplice omicidio — disse Waymer con aria solenne. — Anche se LuAnn non ha fatto niente di male, è quella che si chiama un testimone chiave. — Ah, sì? E tu credi che a quegli yankee lassù interessi qualcosa di noi del Sud? — Ehi, Doris, Nord o Sud, la legge è legge. Tutt’altro che convinta delle virtù dei colleghi del Nord, Doris Waymer tornò a fissare la televisione con aria speranzosa. — Ma tu cosa dici, Roy, che poi i soldi della lotteria LuAnn li deve ridare indietro? Nessuna risposta. Doris osservò sullo schermo il volto sorridente di LuAnn e considerò l’idea di andare a frugare tra il pattume del bidone per cercare di rimettere insieme i biglietti che aveva strappato in mille pezzi. — Cioè, che cosa se ne fa LuAnn di tutti quei soldi se è in galera? Roy, dico bene o no? Di nuovo, nessuna risposta. Lo sceriffo Roy Waymer era troppo occupato a cercare di mettersi in contatto con New York. LuAnn sorrideva alla folla ostentando l’assegno gigante, sventolandolo per il fuoco di sbarramento dei flash dei fotografi e delle telecamere. La sua immagine di leggendaria vincitrice volò prima ai quattro angoli d’America e poi fino agli estremi confini del mondo. Le domande le arrivavano addosso a valanga. — Certo che ho dei progetti. Dovete solo aspettare e vedere. Poi quella domanda d’insuperabile stupidità: — È incredibile: più di quanto ci si possa immaginare. — Aiuterò le persone alle quali voglio bene. Per tre volte le fu addirittura rivolta una proposta di matrimonio, e lei rispose ai tre pretendenti in modi diversi e con una certa dose di ironia. Nell’udire quell’indecente sequela di domande, a Charlie andò rapidamente il sangue alla testa. Diede un’occhiata all’orologio e uscì dall’auditorium. Dopo infinite altre domande e altre foto, e risate e congratulazioni e baci sulle guance, LuAnn venne finalmente scortata al riparo e poté fare ritorno nel salotto dove la sceneggiata aveva avuto inizio. Si tolse il vestito azzurro e le scarpe con il tacco alto. Si ripulì dal trucco. Indossò un paio di pantaloni e una camicetta poco appariscenti. Fece sparire i suoi lunghi capelli in un cappello da cowboy e poté infine riprendere in braccio Lisa. Osservò l’orologio a parete. Venti minuti. Erano passati solamente venti minuti dal momento in cui era stata presentata al mondo intero come nuova vincitrice della lotteria. Le erano sembrati venti secoli. A Rikersville tutti seguivano religiosamente ogni estrazione della Lotteria Nazionale e la successiva conferenza stampa con il vincitore. Tutti, compreso lo sceriffo Roy Waymer. A quel punto LuAnn si aspettava che il suo autorevole concittadino avesse già contattato la polizia di New York. La testa di Roger Davis sbucò dalla porta. — Signorina Tyler, la limousine l’aspetta all’uscita posteriore dell’edificio. Se è pronta, la faccio accompagnare. — Prontissima. — Quando lui fece per andarsene, lei lo richiamò. — Se qualcuno chiede di me, io sono al mio albergo. Lui le rivolse un’occhiata fredda. — Aspetta qualcuno? — Frank, il papà della mia bambina. — E qual è il suo albergo? — Il Plaza. — Naturalmente. — Però, per piacere, non dica a nessun altro dove sono. È da un po’ che non vedo Frank. È andato in missione quasi tre mesi fa e non vogliamo essere disturbati. — LuAnn gli rivolse un sorriso sensuale. — Mi capisce, no? — La sua macchina la sta aspettando, signorina Tyler. — Anche Roger Davis sorrise, ma in tutt’altra maniera. Adesso LuAnn era sicura che quando la polizia fosse arrivata, sarebbe stata immediatamente indirizzata al Plaza. E questo le avrebbe fatto guadagnare tempo, tanto tempo prezioso. Per andarsene molto ma molto lontano da New York. La sua nuova vita stava per cominciare. |
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