"Il biglietto vincente" - читать интересную книгу автора (Baldacci David)

15

Mezzora più tardi Romanello e LuAnn uscirono dal bar. LuAnn prese un taxi e ritornò all’albergo. E al salone di bellezza, in modo da condurre fino in fondo la sua messinscena con Charlie.

Romanello se ne andò fischiettando, superando l’ombra dell’Empire State Building che si allungava attraverso la strada. Era stata una buona giornata. Gli accordi che aveva preso con LuAnn non erano garantiti al cento per cento, ma il suo istinto gli diceva che lei li avrebbe onorati. Se la prima fetta dei soldi della vincita alla lotteria non fosse stata depositata sul suo conto in banca entro le quarantott’ore successive, lui si sarebbe messo in contatto con la polizia di Rikersville. Avrebbe pagato, Romanello ne era sicuro. Che altra scelta aveva?

Prima di rientrare nel suo appartamento, Romanello si fermò a comprare una bottiglia di buon Chianti. C’era da festeggiare. E si lasciò trasportare da incalzanti fantasticherie sull’incantevole dimora in cui si sarebbe ritirato in qualche angolo del mondo. Nei molti anni passati a fare il killer aveva messo insieme un gruzzolo più che decente. Ma era anche stato costretto a fare bene attenzione a come spenderlo e soprattutto a dove metterlo al sicuro. L’ultima cosa che gli serviva erano gli agenti del fisco a ficcare il naso nei suoi introiti. Con questo memorabile giro di boa, sarebbe stato tutto quanto alle sue spalle. Niente più mestieraccio, niente più cadaveri ingombranti, niente più agenti del fisco. Sì, concluse Romanello, era stata proprio un’ottima giornata.

Non gli riuscì di trovare un taxi una volta fuori dal negozio di liquori, così prese la metropolitana. I treni erano così affollati che a stento trovò posto in piedi. Parecchie fermate dopo, Romanello riuscì a farsi largo nella massa e a riguadagnare la superficie, raggiungendo finalmente casa. Chiuse tutte e tre le serrature, si tolse il giubbotto e si preparò a festeggiare.

Il suono del campanello lo inchiodò con il cavatappi in mano. Romanello scrutò dallo spioncino. L’uniforme marrone di un fattorino della UPS fu tutto ciò che vide.

— Che cosa vuole? — domandò attraverso la porta.

— Ho una consegna per il signor… — Il fattorino controllò nome e indirizzo sulla bolla. — Anthony Romanello.

Romanello notò fra le sue mani un pacchetto squadrato, con un rigonfiamento nel centro. Si decise ad aprire la porta.

— È lei il signor Romanello? — chiese il fattorino. Lui annuì.

Il fattorino gli porse la bolla di consegna. — Soltanto una firma qui, per favore.

— Non sarà una citazione del tribunale? — Romanello sogghignò mentre scribacchiava il suo cognome.

— E no! Non mi pagherebbero abbastanza — disse il fattorino scuotendo il capo. — Mio cognato era un messo della corte civile, su a Detroit. Alla seconda volta che gli spararono addosso, decise che guidare il camion del lattaio era un lavoro molto più sicuro. Tutto a posto. Buona giornata.

— Lo è di già.

Romanello chiuse la porta e tastò il contenuto del pacco attraverso l’involucro. Un sorriso affiorò sulle sue labbra. La seconda metà del suo compenso per il contratto annullato di LuAnn Tyler. Il suo datore di lavoro gli aveva accennato alla possibilità di un annullamento, ma gli aveva assicurato che sarebbe stato comunque pagato per intero. Il suo sorriso svanì di colpo non appena gli venne in mente che quel pagamento doveva essere fatto attraverso la sua casella postale. Nessuno conosceva il suo indirizzo di casa. Nessuno conosceva nemmeno il suo vero nome.

Romanello ruotò su se stesso nell’udire un rumore alle proprie spalle.

La penombra che avvolgeva il soggiorno si animò, e sulla soglia della cucina apparve Jackson. Era vestito in modo inappuntabile, come per l’incontro con LuAnn. Ma era l’unica analogia tra quel Jackson e questo. Occhiali scuri, impenetrabili, celavano i suoi occhi. Tra i capelli adesso c’era del grigio, ed erano diversamente pettinati. Sul volto era apparsa una barba ben curata, grigia anch’essa. Le guance erano più larghe e paffute, le orecchie arrossate e aderenti ai lati del capo. Erano entrambi gli efficaci effetti del lattice e della cosmetica.

— Chi cazzo sei e cosa ci fai qui dentro? — ruggì Romanello.

Per tutta risposta, con la mano destra guantata Jackson indicò il pacco. — Lo apra.

— Che cosa?…

— Conti i suoi soldi e si assicuri che ci siano tutti. Non si preoccupi, non la considererò un’offesa personale.

Jackson si tolse gli occhiali con un gesto misurato. — Lo apra — disse una seconda volta, e nella sua voce non c’era alcuna minaccia.

Negli ultimi tre anni Anthony Romanello aveva assassinato a sangue freddo e con piena premeditazione sei persone. Non aveva paura di niente, né di nessuno. Allora perché si sentiva pervadere da quello strano brivido?

Strappò la carta da pacchi, e parte del contenuto nel fuoriuscire cadde sul pavimento: cartaccia, vecchi giornali tagliati nel formato delle banconote.

— Dovrebbe essere divertente — disse Romanello a denti stretti — ma non mi fa affatto ridere.

Jackson scosse la testa. — Quando annullai il contratto, non avrei mai dovuto dirle di LuAnn Tyler e dei soldi nel suo futuro. Passo falso da parte mia, lo ammetto. Soldi. Una parola magica che fa fare strane cose alle persone.

— Di cosa stai parlando?

— Signor Romanello, lei era stato assunto per eseguire un lavoro per me. Una volta annullato il contratto, il rapporto tra lei e me doveva terminare. Mi correggo: sarebbe dovuto terminare.

— E terminato. La donna non l’ho uccisa, e da te ho ricevuto solo pezzi di carta. Quello che dovrebbe essere incazzato sono io, amico, non tu!

Jackson cominciò a enumerare, toccandosi un dito dopo l’altro: — Lei ha seguito la donna da Rikersville fino a New York. Ha continuato a seguirla in tutta la città. Le ha mandato un messaggio. Si è addirittura incontrato con lei, e non ritengo che il vostro sia stato un incontro di cortesia.

— Come sai tutto questo?

— C’è ben poco che io non sappia, signor Romanello. — Le lenti impenetrabili risalirono a nascondere nuovamente gli occhi di Jackson. — Ben poco.

— Tu non puoi dimostrare niente.

Jackson esplose in una risata che fece rabbrividire Romanello. La mano del killer scese a cercare la sua 9mm, ma nella cinta dei pantaloni non c’era alcuna pistola. Svanita.

Jackson notò il suo sbigottimento e scosse la testa: — Che posto infido è la metropolitana di New York, non trova anche lei, signor Romanello? Infestato da ladri e borseggiatori. Le cose spariscono e nemmeno ci si rende conto…

— Lascia che ti ripeta una cosa: tu non puoi dimostrare niente. E adesso vorresti andare alla polizia, proprio tu che mi hai assunto per far fuori qualcuno. Non sei il massimo della credibilità!

— Non ho il benché minimo interesse nell’andare alla polizia. Lei ha violato le mie precise istruzioni, e con ciò ha messo a rischio i miei piani. Sono venuto a comunicarglielo. E non solo la seconda metà del suo pagamento non avrà luogo, ma lei incorrerà anche nelle appropriate sanzioni punitive. Delle quali io ora mi occuperò personalmente.

Romanello si drizzò nel suo metro e novanta di statura, e torreggiando su Jackson disse con un ghigno: — Allora è meglio che chiami rinforzi.

— Preferisco arrangiarmi da me.

— Bene, sarà la tua ultima impresa. — Romanello si mosse rapido e preciso. Con la sinistra lanciò la cartaccia verso Jackson e con la destra strappò dal fodero alla caviglia il compatto coltello da combattimento a lama seghettata. Ma il suo slancio si spense quando vide qualcosa in mano a Jackson.

— Forza bruta ed elevata massa muscolare sono spesso sciocche sopravvalutazioni. Non ne conviene? — domandò filosoficamente Jackson.

Il doppio ago sparato dallo storditore elettrico centrò Anthony Romanello in pieno petto. Centoventimila volt di corrente fluirono lungo i tenui fili metallici direttamente nel suo sistema nervoso centrale.

Anthony Romanello schiantò a terra e restò immobile a fissare Jackson che lo sovrastava.

— Le sto somministrando una scarica della durata di sessanta secondi, la quale la metterà in condizione di non nuocere per i prossimi quindici minuti circa. Più che sufficienti per le mie necessità.

Poi Jackson interruppe la corrente e si chinò accanto a lui per rimuovere gli aghi dal petto. Romanello aveva sempre gli occhi sbarrati, del tutto impotente mentre dita guantate gli slacciavano la camicia.

— Petto villoso, signor Romanello. Dubito che il perito potrà rilevare i microscopici fori lasciati sul suo petto.

Jackson riassemblò lo storditore e tolse un altro oggetto dalla tasca interna della giacca. Romanello vide cos’era e fu pervaso dal panico, ma nella sua paralisi non poté fare altro che guardare. Non sentiva più le gambe, né le braccia, la sua lingua pareva essere diventata una foglia di cactus.

— Si tratta principalmente di una soluzione salina pressoché innocua — disse Jackson verificando in controluce il contenuto della siringa ipodermica che stringeva nella destra. — Innocua se non si considera il suo composto aggiuntivo. Il quale, in certe specifiche circostanze, può essere letale.

Jackson sorrise a Romanello facendo una pausa, considerando l’entità delle sue ultime parole.

— Detto composto si chiama prostaglandina, un ormone prodotto naturalmente dall’organismo umano. I suoi dosaggi ottimali si misurano in microgrammi. Il dosaggio di prostaglandina che io sto per somministrarle, signor Romanello, è dell’ordine dei milligrammi. Vale a dire un multiplo in migliaia della quantità presente in condizioni normali nel suo sistema cardiovascolare. — Jackson parlava con tono didattico, come un professore molto compreso nella sua lezione. — Nel momento in cui la prostaglandina raggiungerà il suo cuore, provocherà un’immediata contrazione delle coronarie, innescando quello che, in termini squisitamente medici, viene definito infarto del miocardio dovuto a occlusione delle arterie coronariche. In verità, non ho mai combinato gli effetti dell’alto voltaggio con questo specifico metodo per provocare il decesso e sarà interessante osservare tale processo.

Jackson non manifestava maggior emozione di quella che avrebbe provato nel sezionare una rana davanti a una classe di studenti di biologia.

— In ogni caso, considerando che la prostaglandina è naturalmente prodotta dall’organismo, da questo è anche metabolizzata, ragion per cui l’autopsia non ne rileverà un tasso elevato che possa così risultare sospetto. Ma la ricerca non può, non deve fermarsi. Al momento, signor Romanello, sto perfezionando un nuovo veleno che conterrà un enzima incapsulato da una membrana protettiva. Una volta inoculato, le reazioni chimiche primarie nel flusso sanguigno scompongono rapidamente la membrana, ma a quel punto il veleno avrà già fatto effetto. La rottura della membrana permetterà però all’enzima di reagire con il veleno, cancellando ogni traccia della sua esistenza. E il medesimo principio dei reattivi che demoliscono le chiazze galleggianti dell’inquinamento da petrolio. Ingegnoso, non trova? Era questo il veleno che contavo di sperimentare su di lei oggi. Malauguratamente, sono rimasto un po’ indietro sulla tabella di marcia. La chimica, dopotutto, richiede grande pazienza ed estrema precisione. E lei non può avere idea di quanto io aborrisca fare lavori affrettati. Nessun problema. La buona, vecchia prostaglandina servirà alla bisogna.

Le dita di Jackson scesero sulla gola di Romanello, cercando il pulsare della giugulare.

— La troveranno qui: un uomo ancora giovane improvvisamente morto per cause naturali. Un ulteriore argomento statistico per il dibattito sulla salute al giorno d’oggi.

Romanello riprese a lottare per sollevarsi, ma l’unico esito furono i suoi occhi che parevano voler schizzare fuori dalla sua testa. Le vene del suo collo si gonfiarono sotto la pelle madida di sudore gelido, e Jackson gli fu grato per quell’aiuto non richiesto.

Jackson infilò l’ago nella giugulare sinistra, premette lo stantuffo a fondo e i cinque centimetri cubici di soluzione letale fluirono nel sistema circolatorio di Anthony Romanello. Quindi estrasse l’ago e diede un paio di amichevoli buffetti sulla guancia della sua vittima. Le pupille dilatate di Romanello seguivano i suoi movimenti come un metronomo impazzito.

— Ora, un anatomo-patologo attento potrebbe però individuare il foro di entrata dell’ago — disse Jackson prendendo dalla tasca un rasoio a lama. — E noi non vogliamo che un simile spiacevole inconveniente abbia luogo. Non è d’accordo, signor Romanello?

Jackson praticò una piccola incisione sulla gola dell’uomo a terra. Due o tre millimetri, esattamente sul punto in cui l’ago era penetrato. Una minuscola goccia di sangue scuro ribollì dalla ferita. Jackson la coprì con un cerotto medicato.

— Un vero peccato, signor Romanello — Jackson gli rivolse un sorriso in qualche modo triste. — I suoi servizi potevano tornarmi utili anche in futuro.

Poi sollevò una delle mani inerti dell’uomo morente e tracciò il segno della croce sul suo petto.

— So che lei è stato educato nella religione cattolica, ma ha chiaramente fatto la scelta di voltare le spalle al suo dio. Purtroppo è da escludere che un prete possa celebrarle gli ultimi riti. Non ritengo comunque che abbia molta importanza. Inferno, Purgatorio, Paradiso… — Jackson raccolse il coltello da combattimento e lo infilò di nuovo nella fondina alla caviglia di Romanello — sono nozioni prive di senso.

Quando fece per rialzarsi, notò la carta stropicciata che sporgeva dalla tasca di Romanello. La prese e lesse l’articolo sul duplice delitto della roulotte di Rikersville, la droga, la scomparsa di LuAnn Tyler e le ricerche della polizia.

Ecco quindi la risposta. Romanello stava ricattando LuAnn. O ci stava provando.

Se Jackson avesse avuto quelle informazioni un giorno prima, la soluzione sarebbe stata semplice: eliminare LuAnn Tyler. Ora non poteva più farlo, e non sopportava l’idea di non avere il pieno controllo della situazione. LuAnn era già stata proclamata vincitrice della lotteria, e nel giro di ventiquattr’ore sarebbe apparsa al mondo intero in televisione. Certo, ora quelle sue particolari richieste avevano un senso. Jackson piegò la pagina di giornale e se la mise in tasca. La cruda verità era che adesso lui e LuAnn Tyler erano legati a doppio filo. Una nuova sfida. Quanto meno, lui amava le sfide. Avrebbe comunque ripreso il pieno controllo. Le avrebbe detto esattamente che cosa fare, quando farlo, come farlo. E se lei non avesse ubbidito alla lettera, l’avrebbe mandata a tenere compagnia ad Anthony Romanello.

Jackson raccolse da terra tutte le finte banconote e l’involucro stracciato del pacchetto. Dopodiché si tolse l’abito scuro che indossava, con le imbottiture che gli avevano conferito una corporatura massiccia. Il naso finto scomparve, insieme con la barba finta. Le orecchie finte vennero staccate. Tutto finì all’interno di un contenitore per pizze da asporto precedentemente nascosto nell’appartamento. Jackson verificò la propria immagine allo specchio: ora era un uomo magro con una camicia blu e bianca con tanto di scritta sulla schiena: DOMINO PIZZA — CONSEGNE A DOMICILIO.

Ma Jackson non aveva ancora finito.

Dopo aver rimosso con dell’alcol le finte rughe connesse al suo precedente aspetto, si applicò sottili baffi finti e un finto codino. Con un gel eliminò il grigio dai capelli e con la brillantina li sistemò all’indietro, coprendoli con un berretto da baseball dei New York Yankees. Scarpe da tennis sostituirono quelle di cuoio. Un diverso paio di occhiali scuri nascose il colore dei suoi occhi. L’uomo che si faceva chiamare Jackson si sorrise nel guardarsi un’ultima volta allo specchio.

Quando poco dopo lasciò tranquillamente l’appartamento, anche Anthony Romanello, immobile a terra, sembrava sorridere.

Sarebbe andato avanti a sorridere per l’eternità.