"Maestro di morte" - читать интересную книгу автора (Billingham Mark)
Parte Prima NASCITE, MATRIMONI E DECESSI
10 agosto 1976
Si spinse lentamente verso l’esterno. Ogni contrazione lo faceva avanzare di un po’ sul bordo della ringhiera. Torse i polsi, avvolgendoli stretti nell’asciugamano. Non voleva lasciarsi nessuna via d’uscita, sapendo che il suo corpo l’avrebbe cercata, che avrebbe istintivamente tentato di liberarsi.
I suoi talloni rimbalzavano ritmicamente contro le sbarre della ringhiera su cui era seduto. Il cavo da traino blu che aveva trovato in garage gli causava prurito al collo. Sorrise tra sé. Grattarsi, anche se avesse potuto farlo, sarebbe stato stupido. Come disinfettare la pelle con un batuffolo di cotone prima di un’iniezione letale.
Chiuse gli occhi, piegò in avanti la testa e lasciò che fosse il suo peso a spingerlo oltre la ringhiera.
Il contraccolpo sembrò tremendo, ma in realtà non era stato neppure abbastanza forte da spezzargli l’osso del collo. Non aveva avuto tempo di fare i calcoli, peso per altezza, eccetera. E anche se l’avesse avuto, non era certo che avrebbe saputo farli bene. Ricordava di aver letto da qualche parte che i boia professionisti erano in grado di determinare con precisione la lunghezza di corda necessaria semplicemente stringendo la mano al condannato.
«Piacere di conoscerla, tre metri e mezzo, direi…»
Digrignò i denti per il dolore alla schiena. Il bordo della ringhiera gli aveva strappato un lembo di pelle, mentre scivolava già.
Sentì il sangue caldo colargli sul mento e capì di essersi morso la lingua. Sentiva l’odore di olio da motori della corda.
Pensò alla donna stesa sul letto, a meno di tre metri da lui.
Sarebbe stato bello se fosse stata lei a trovarlo. Poter vedere la sua faccia, la sua bocca bugiarda spalancata, mentre allungava una mano per fermare le oscillazioni del suo corpo. Sarebbe stato perfetto, ma naturalmente lui non avrebbe assistito alla scena. Né lei l’avrebbe vissuta.
Sarebbe stato qualcun altro a trovarli entrambi.
Chissà cosa avrebbero pensato gli inquirenti. Cosa avrebbero scritto i giornali. I loro nomi sarebbero stati sussurrati in certi uffici e in certi salotti. Il nome di lui, il nome che le aveva dato sposandola, sarebbe echeggiato tra le pareti di un’aula di tribunale, come era già successo in passato, trascinato nel fango che lei aveva allargato a macchia d’olio davanti a sé. Stavolta, però, loro due sarebbero stati assenti, mentre gli altri parlavano della tragedia, delle loro menti disturbate. Era difficile, in quel momento, pensarla diversamente. Lui appeso lì, in attesa di morire, e lei poco più in là, morta già da mezz’ora, con il sangue che inzuppava la moquette color fungo della camera da letto.
Lei aveva disturbato la mente di entrambi. Quello che aveva avuto se l’era cercato.
Mezz’ora prima, le sue mani tese per proteggersi.
Otto mesi prima, le sue mani tese, le gambe aperte sul pavimento di quel magazzino.
Se l’era cercata…
Ebbe un conato e sputò sangue. Sentiva un’ombra in procinto di scendere e la vita, grazie a Dio, in procinto di abbandonarlo. Quanto tempo era passato? Due minuti? Cinque? Spinse i piedi verso il basso, augurandosi che il suo peso portasse a compimento in fretta il lavoro.
Udì un rumore, come un cigolio, e un mormorio di stupore. Aprì gli occhi.
Dava le spalle alla porta ed era voltato verso le scale. Provò a girarsi con un colpo di reni. Quando ci riuscì, ormai vicinissimo alla morte, si trovò a fissare, attraverso le pupille iniettate di sangue, i limpidi occhi castani di un bambino.