"Shadowman" - читать интересную книгу автора (Klavan Andrew)

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Se la prima reazione di Ray Gambling alla vista di Bishop era stata di tensione, la seconda fu di aperto nervosismo. Parlava a voce troppo alta, come un attore scadente che sta imparando la parte, intercalando di continuo le frasi con una risatina idiota.

«Siamo una piccola ditta… eh, eh. Non posso offrirti un lavoro fisso. È l’estate la stagione più affollata, senza dubbio, la primavera e l’estate… eh, eh.»

Aveva condotto Bishop in un corridoio climatizzato, di fianco all’hangar. Il pilota seguiva il vecchio lungo il corridoio, fissando con durezza la sua nuca e sperando che si calmasse.

Ray balbettò qualcosa da sopra la spalla: «Ci sono i soliti avvocati che vanno e vengono da Arcata, dove c’è la sede della contea, per i loro processi e i loro pasticci… eh, eh. Poi, nella stagione calda, ci sono quelli della forestale, che controllano gli incendi e devono portare l’attrezzatura nei boschi. Trasportiamo anche merci, documenti da Weaverville e così via. Ricordati di portare sempre il cercapersone e mi raccomando di osservare le pause e i turni di riposo… eh, eh. Vedrai che probabilmente sarai in aria tutti i giorni da qui a settembre. Questa è Kathleen».

Dal retro erano arrivati nell’ufficio, un grande spazio diviso a metà da un bancone: sul davanti si apriva una vetrina che dava sull’area di stazionamento, con i piccoli aeroplani allineati in sosta. Lungo la stessa vetrina, alcune sedie e un tavolino coperto di riviste formavano una sorta di sala d’aspetto per i clienti in attesa di pagare, quando ce n’erano (e non era questo il caso). Di qua dal bancone c’erano scrivanie, computer, schedari e carte accatastate in modo disordinato. Kathleen era in piedi davanti a uno schedario e stava inserendo una pratica in un cassetto.

Quando i due uomini entrarono, la voce di Ray si fece ancora più acuta, la risatina più nervosa. «Kathleen Wannamaker; questo è Ji… No, Frank, vero? Frank, hai detto?… eh, eh. Scusami sai, con l’età la memoria fa cilecca… eh, eh. Frank Kennedy, il nostro nuovo pilota. Kathleen manda avanti la baracca, dirige le operazioni e tappa i buchi quando necessario. Devi essere gentile con lei se vuoi avere un futuro qui… eh, eh. Vero, Kathleen?»

La donna alzò lo sguardo senza sorridere. Aveva un’espressione dura e priva di fascino, ma era abbastanza attraente. Poteva avere dai trenta ai quarant’anni; era bassa, con la vita stretta, robusta sui fianchi e sul seno, e vestiva una gonna marrone chiaro con una camicetta bianca. Portava i capelli castani lunghi e flosci, con la riga in mezzo; quando vide Bishop, ne ravviò alcune ciocche dietro l’orecchio con un gesto automatico.

«Piacere», disse, mentre lo squadrava dalla testa ai piedi. I suoi lineamenti regolari sarebbero potuti apparire cordiali, ma in realtà non era così.

Bishop si tolse gli occhiali e incrociò il suo sguardo.

Ray continuò a blaterare. «Frank è quello di cui ti ho parlato; deve trovare un posto dove stare. Kathleen ha una casa da affittare, quindi… ecco fatto… eh, eh. Vero, Kathleen? Per te va bene? Hai detto che la casa è aperta e che non manca niente. Kennedy si fermerà per l’estate al massimo, quindi non ci dovrebbero essere problemi… eh, eh.»

La donna non rispose subito; stava ancora sostenendo il suo duello di sguardi con Bishop. Prima di proseguire, è necessario chiarire un concetto: le donne si innamoravano di Bishop all’istante. Accadeva immancabilmente: si innamoravano e venivano trascinate da una passione travolgente, rimanevano impantanate nelle sabbie mobili del sentimento. In gran parte era per il suo aspetto, i muscoli, lo sguardo tagliente, e poi per le moto e gli aerei, certo; ma doveva esserci dell’altro. Forse si trattava del fatto che era un bastardo ma a suo modo sincero, senza secondi fini. Era un bastardo e non gli importava di nessuno. Gli uomini gli erano grati per questo: per loro era sufficiente che passasse senza causare troppi danni. Ma per le donne era diverso: cercavano disperatamente di suscitare in lui un interesse, ognuna voleva essere la prima di cui lui si prendesse realmente cura.

Kathleen confermò la regola nel momento stesso in cui esitò prima di rispondere a Ray: esitò e continuò a guardare Bishop. E Bishop continuò a guardarla a sua volta, indifferente e tranquillo, sorridendo appena e facendo le sue valutazioni.

Finalmente Kathleen sospirò e sbatté le palpebre come se si stesse risvegliando. «Fanno quattro e cinquanta», annunciò. «L’affitto. Quattrocentocinquanta dollari al mese. La casa è pronta; puoi entrare subito, se ti va bene.»

«Mi sembra accettabile», replicò Bishop.

«Perfetto», Ray aveva quasi urlato. «È stato facile! Eh, eh. Siamo d’accordo…»

«Kennedy», disse Bishop.

«Kennedy! Frank, vero? All’inferno la mia memoria per i nomi… eh eh… Frank. Inizieremo a istruirti subito e a farti provare gli aeroplani sui quali volerai.»

Bishop non aprì bocca. Guardava Kathleen e lei ricambiava lo sguardo, con il petto palpitante d’emozione.

«Ehi, Kathleen», intervenne Ray. «Ecco tuo marito.»

Bishop spostò lo sguardo al di là del vetro. Un Cessna 340 stava fendendo l’aria tremolante di calore, adagiandosi lentamente sulla pista. La spinta delle eliche fece tremare il velivolo.

Kathleen non si girò subito; indugiò ancora un istante su Bishop, poi si costrinse a guardare fuori.

L’aeroplano raggiunse l’area di sosta, i motori si spensero e le eliche si fermarono. I tre nell’ufficio videro il pilota che slacciava le cintare, scendeva dalla cabina e passava da un’ala all’altra per fissare l’aereo al suolo.

«Quello è Chris, il marito di Kathleen», disse Ray a Bishop. «È il mio primo pilota. È anche un controllore di volo e un istruttore, perciò sarà quello che ti farà provare i vari aeroplani.»

Chris Wannamaker stava avanzando a grandi passi verso di loro, facendo oscillare la borsa dei documenti di volo che gli pendeva dal pugno. Un gran figlio di puttana, lo valutò Bishop senza s comporsi. Un vero figlio di puttana, e cattivo.

Proprio così, pensò. E non credo che gli farà piacere quando inizierò a scoparmi sua moglie.